23 aprile 2009 – Duna Feniglia

Un’altra magnifica escursione in una splendida cornice naturale presso la riserva Duna Feniglia di Orbetello.

Alle ore 9,00 eravamo tutti presenti in diversi punti di incontro: alcuni volontari del Tiburzi si sono recati all’Ist. Santa Cecilia per dare un passaggio ai nostri amici, il Pulmino del Centro Diurno era presente a P.zza Calamatta per accogliere le ospiti del Centro Calamatta, mentre altri volontari, per non sbagliare, si sono presentati al solito posto dell’appuntamento. Così dopo aver ricomposto il gruppo ci siamo diretti alla riserva duna Feniglia, dove ad attenderci c’era una gentile signora del Corpo Forestale dello Stato, Lory, che ci ha parlato della storia Riserva, della vegetazione e della fauna presente nella Feniglia.

La Feniglia è una stretta duna situata tra i rilievi collinari di Ansedonia e Monte Argentario, e si sviluppa per una lunghezza di circa 6 chilometri e una superficie sabbiosa di 474 ettari, definita “tombolo”. Separa quindi la Laguna di Levante di Orbetello dal Mare Tirreno. Fino a tutto il 1700 il tombolo doveva essere occupato da boscaglia mediterranea, ma nel 1804 i terreni di proprietà del Comune di Orbetello vennero venduti a privati che iniziarono un disordinato sfruttamento, con taglio della vegetazione e pascolamento, che portarono al denudamento pressoché completo del suolo. La sabbia quindi, non più frenata dalla vegetazione e trasportata dai forti venti marini, cominciò ad essere traslocata verso le zone retrostanti, determinando un interrimento della laguna e creando perciò specchi d’acqua poco profondi, estremamente favorevoli per la diffusione della malaria. Ciò destò forti preoccupazioni nella comunità locale e spinse ad adottare i primi provvedimenti.

Nel 1910 attraverso azioni di esproprio la Feniglia pervenne al Demanio Forestale, e dall’anno successivo presero avvio i lavori di riforestazione della duna. Oggi una densa pineta ammanta le dune sabbiose costituita da pini marittimi (Pinus pinaster) e domestici (Pinus pinea), ombreggiando il denso sottobosco di macchia mediterranea con eriche (Erica arborea, E. multiflora), mirto (Myrtus communis), alaterno (Rhamnus alaternus), fillirea (Phillyrea angustifolia), lentisco (Pistacia lentiscus), cisti (Cistus salvifolius, Cistus incanus, Cistus monspeliensis), salsapariglia (Smilax aspera) e salicornie sul bordo della laguna. Sono presenti anche le querce sempreverdi: il leccio (Quercus ilex) e la sughera (Q. suber). Le dune sabbiose della riva marina invece ospitano ginepri coccoloni (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa) e specie erbacee come l'euforbia delle spiagge (Euphorbia paralias), il giglio di mare (Pancratium maritimum), il poligono marittimo (Polygonum maritimum) e l'eringio (Eryngium maritimum).

La varietà faunistica della riserva è piuttosto scarsa, in virtù dell’ambiente piuttosto selettivo e per la costituzione relativamente recente della copertura forestale. Prima dei lavori di rimboschimento la zona era frequentata dal Suus scrofa (cinghiale) , che successivamente è stato allontanato per i danni che provocava ai giovani impianti di pino. Attualmente la popolazione di questo ungulato, sebbene non consistente, continua a costituire una minaccia per i rimboschimenti.

Altra componente fondamentale è il Dama dama (daino), che vi è stato introdotto con pochi esemplari provenienti dalla Tenuta Presidenziale di Castelporziano – Roma negli anni 50, con lo scopo di limitare la diffusine di latifoglie invadenti. Tale piccolo nucleo originario si è espanso tanto da costringere in tempi recenti a operazioni di contenimento mediante catture. La mammalofauna autoctona è costituita da volpe, tasso, faina, puzzola, donnola ed altri mustelidi e roditori.

Riguardo l’avifauna, le specie più significative sono l’upupa, il picchio verde, la tortora, il merlo, la ghiandaia, il cuculo, e diversi passeriformi tipici dell’ambiente forestale. Di particolare interesse sono le zone umide della riserva che ospitano l’airone cenerino, la garzetta, l’alzavola, il fischione, il germano reale, la marzaiola, la folaga il porciglione e numerosi trampolieri come la pettegola, la pantana, il totano nero, i piovanelli e la pittima reale.

Sulla duna di Feniglia, nel tratto che congiunge il promontorio ad Ansedonia, c'è una carrareccia percorribile solo a piedi o in bicicletta (uniche eccezioni i veicoli del Corpo Forestale dello Stato) dalla quale dipartono sentieri più piccoli, sabbiosi e costellati di radici affioranti, che portano alla spiaggia (sul mare) o alla riva della laguna di levante.

Per il pranzo abbiamo utilizzato i tavoli da picnic situati dietro la postazione della Guardia Forestale e come di consuetudine abbiamo condiviso dolci, cioccolatini e caffé. Subito dopo abbiamo raggiunto la stele commemorativa dedicata al pittore Michelangelo Merisi detto il Caravaggio che nel 1609 vi sbarcò fuggitivo da Roma e dove vi morì di stenti e di febbri malariche.

Nel pomeriggio il nostro Ivano ci ha guidati nell’area etrusca della città di Cosa, nei pressi di Ansedonia. Dalla collina abbiamo potuto ammirare un splendido panorama sulla Feniglia con in fondo il Monte Argentario con porto Ercole e Cala Galera .

C. Melia