PARCO NATURALE E ROVINE DI CANALE MONTERANO Resoconto dell’escursione

MONTERANO: ALCUNI CENNI DI STORIA
(Spunti da “Monterano tremila anni di storia” 1987 Rivista Militare – Roma - F. Stefani)

La presenza di numerose caverne naturali ed artificiali (Greppa dei Falchi e lungo le valli del Bicione e del Mignone), ed il rinvenimento nel comprensorio monteranese di reperti archeologici dell’uomo dell’età della pietra (lame di selce, punte di frecce), testimoniano una frequentazione umana preistorica, favorita dalla presenza di boschi ricchi di fauna, di innumerevoli differenziati torrenti, fiumi e fossi, che in tutto il corso dell’anno, alternativamente, assicuravano un consistente fabbisogno idrico. Non risultano condotti a termine sistematici studi sui periodi della pietra, paleolitico e neolitico, quantomeno non noti, perché non ancora pubblicati, disponiamo invece di maggiori certezze di presenza umana del periodo appenninico e delle età del rame.

Monterano, è stata distrutta nel 1800 ad opera degli invasori francesi, senza alcuna pietà, motivazione nota e plausibile. Circolano varie ipotesi sull’increscioso fatto, ma io accredito di più quella che ritiene gli agricoltori tolfetani esserne la causa, a cui i monteranesi non consentirono di macinare grano nella Mola di Ceccarelli sul Mignone. Investirono questi, dopo il rifiuto, i militari francesi, che avevano comando sul territorio, paventando loro l’interruzione della somministrazione del pane quotidiano, che gli invasori pretendevano gratuita, quale diritto di conquista. La distruzione della cittadina fu quasi letale. Dapprima colpita dall’artiglieria posta sul colle della Madonnella-Greppa dei Falchi, di seguito i francesi sono passati al saccheggio di ogni cosa di pregio, comprese opere d’arte, e poi a demolire le case superstiti, con cariche di dinamite.

Il Colle frequentato fin dalla civiltà appenninica, potrebbe riservare interessanti sorprese archeologiche. In particolare reperti del periodo etrusco si potrebbero rinvenire sotto i ruderi delle abitazioni. Non risultano effettuati scavi negli strati di umus, appartenenti a quel periodo nella vasta piazza al centro del pianoro, ove sorgevano le abitazioni.

La città poggia su un altipiano di tufo difeso naturalmente su tre lati. Classica disposizione dei centri etruschi. Era raggiungibile attraverso quattro porte urbiche tuttora evidenti. Le tombe erano poste sul perimetro della città, nella parte alta c’era una vasta acropoli, ove è stato edificato il palazzo baronale, mentre sicuramente erano presenti almeno due templi, costruiti ove sono ubicate la cattedrale altomedievale di S.Maria e la chiesa di S. Bonaventura.

L’economia fondamentalmente agricola e pastorale, consentiva un discreto commercio con i vicini centri minerari, attraverso alcune strade: la Via Clodia principalmente, mentre altre due che si dipartivano verso ovest raggiungevano Cere e Tulfa. Lungo le rocce scoscese, gli etruschi, avevano realizzato vari sentieri di rapida evacuazione e di non facile identificazione.

Le porte urbiche, almeno quattro, erano ben controllabili e scendevano in “tagliate” od erano protette da imponenti mura di difesa (porta Romana, Porta gradella per raggiungere il passo del Canalicchio ed il tratto medio del Mignone, del Cavone e Porta Ovest per il corso del Bicione, e di accesso alla valle del Mignone)

Al periodo etrusco segue un periodo di lento abbandono della città, che la dominazione romana, con il diffondersi del latifondismo causò. Intorno al IV secolo d. C., le invasioni di popolazioni germaniche spingono il vescovo e gli abitanti della prossima Forum Clodii, ad abbandonare la propria città per portarsi sul colle monteranense, luogo sicuro ove rifugiarsi. Vennero sistemate le preesistenti vie di comunicazione, presumibilmente costruito l’acquedotto, edificate le abitazioni e le chiese sulle strutture etrusche, sistemata una sede vescovile e costruita la cattedrale di S. Maria. Nel 1597 Papa Clemente VII, in viaggio per Bracciano da Allumiere, percorrendo a cavallo una strada ora scomparsa, così descrisse la sua avventura: “ … cavalcando per chine scoscese, passato il Mignone, che con chiare acque attraversa quelle montagne, entrammo nel vago e dilettevole paese di Monterano, famoso per gli ottimi vini (alicante), verdeggiante per gli spessi e foltissimi grani …”.

Nella Diocesi monteranense, in base ai concili romani risultano essersi alternati i seguenti vescovi:

L’ultimo vescovo è risultato Giovanni II (998), nell’anno 1000 la diocesi di Monterano passa sotto quella di Sutri, ma risultato indecifrabili (n.d.r.) alcune date su riportate, contrassegnate con l’asterisco, che presuppongono periodi di vescovado ben superiori a cinquanta anni. Ma potrebbe trattarsi di errori di trascrizione degli amanuensi oppure, nell’ambito di un trascurabile nepotismo, attribuzioni di nomine a minori, parenti stretti del papa o di altri alti prelati, cosa resto più volte verificatasi.

Emilio Bonaventura Altieri, papa Clemente X, al soglio pontificio nel 1670, acquistò i feudi di Monterano, Oriolo e Viano (Veiano), fece eseguire molti lavori in Monterano, giovandosi del migliore artefice del Barocco romano, Gianlorenzo Bernini. L’architetto progettò la chiesa ed il convento di S. Bonaventura, la fontana ottagonale e riordinò mirabilmente la facciata del palazzo baronale: torri collegate da una loggia a sei arcate e cascata del Leone.

Mentre in seguito venne edificata la piccola chiesa di S. Rocco, a fianco del palazzo baronale, dedicata al Santo dopo che in paese venne sconfitta una violenta epidemia di peste. Ed è noto che il Santo è il protettore dei pellegrini, degli appestati e più in generale dei contagiati, dei farmacisti e dei becchini, in alcuni luoghi anche dei lavoratori delle pelli e, per finire, dei nostri più fedeli amici a quattro zampe, i cani.


RESOCONTO DELL' ESCURSIONE

Domenica 15 novembre: finalmente riusciamo a sgranchirci le gambe e le articolazioni rugginose e crocchianti, dopo un forzato riposo quindicinale imposto da “Giove pluvio”. L’escursione oggi è notevole, e sarebbe già sufficiente percorrere soltanto i due eccezionali percorsi natura del Parco per appagare le lunghe attese del Gruppo. Questo grazie alle cure dell’Ente gestore del sito, e bisogna riconoscere che questo non teme confronto con altri parchi presenti nel Lazio. Un appunto? Il divieto di accesso entro il palazzo Ducale, nella Chiesa di San Bonaventura e nel Cavone etrusco.

Il cielo coperto al punto giusto, luci soffuse ed aria ovattata di novembre, lasciano intendere che oggi il bosco natura ci renderà i più bei colori e le migliori sensazioni proprie autunnali.

Giù dal parcheggio, scendiamo il ben restaurato sentieretto per portarci sotto la gradevole cascata della Diosilla, ove un tempo perse la vita una ragazza del luogo, tal Deosella, posta sulla confuenza del Fosso della Fonte del Lupo e del Torrente Bicione, che oggi si presenta a noi con scarsa portata di acque. Ma l’effetto vista è compensato dai colori delle rocce, affioranti sull’alto della cascata e nella sottostante pozza, che si mostrano con i loro forti colori ruggine del minerale di ferro e blu primario cyan dello zolfo, contornate da verde intenso degli abbondanti muschi. Ovunque a strapiombo, nei ritagli scenici della cascata, si affacciano, abbarbicate sulle rocce, felci, capelvenere e piccoli arbusti riparali. Non c’è alcun dubbio che qualsiasi impressionista non sarebbe in grado di superare, con la propria arte pittorica, immagini così belle come quelle che la natura dispensa, ovunque, senza neanche un po’ di vanità e presunzione.

Sarà attendibile la mia supposizione che il Bernini, sul luogo per volere di papa Clemente X Altieri, abbia tratto spunto da questa “modesta” ed umile cascatella, per progettare la Fontana del Leone in Monteranno e quella di Trevi in Roma?

Proseguiamo oltre per il sentiero natura il cui fascino sconfinato è così immenso come immenso è il suo meraviglioso dono. Ed ovunque, ove il torrente va serpeggiando a valle intersecando il nostro cammino, opportunamente sistemati, simpatici ponticelli in legno, ci permettono di superarne agevolmente il greto. Il sentiero procede addossato sulla sinistra del canyon dell’alta parete di tufo, ricoperto da un tappeto di foglie d’acero, ricco di colori giallo fulvo, mentre accidentalmente dagli elevati e frondosi alberi filtrano raggi di sole, lasciando innalzare, lentamente, passo dopo passo, piccole nuvole di vapore ed un intenso profumo di sottobosco, micelio di sconosciuti funghi che vanno a sintetizzare le piante morte. A tratti ci si alza dal greto del Bicione che si lascia piacevolmente intravedere con le sue ridenti cascatelle variopinte, mentre alcuni enormi blocchi di tufo caduti dall’alta costa, interdicono il passaggio, costringendoci a chinarci sotto autentiche forche caudine che trasferiscono altrove i nostri pensieri. Poi ancora avanti grotte, naturali o scavate dall’uomo, un tempo relativamente recente, per graffiare e predare minerale dalle viscere della terra, mentre un intenso, pungente acre odore di zolfo sparso nell’aria, lascia supporre la presenza di una vena di minerale affiorante. E’ qui che usciamo all’aria aperta avanti un bianco paesaggio lunare, spettrale, ove ci accolgono tondi ciottoloni grossi anche due o tre volte un pallone di calcio. Siamo or ora penetrati nel regno di Manturna o Mania etrusca, regina degli inferi, che ha conferito il toponimo al luogo. Rappresentò quella divinità, molto più tardi, la Dite dei Romani, che dette spunto a Dante per dare nome alla città infernale ove ha sede il Sesto Girone dell’inferno, abitata dagli eretici (epicurei): Epicuro, Farinata degli Uberti, Cavalcante dei Cavalcanti, Papa Anatasio, per citare i più noti e maggiorenti ospiti.

E’ qui che le manifestazioni del vulcanesimo si fanno più presenti ed è qui che gli etruschi ritenevano più breve la strada per raggiungere gli inferi, che avrebbero percorso un dì per ritrovarsi e congiungersi con i loro cari defunti e le divinità dell’oltretomba: Tukulca, Charun, Vanth, Le Lase, ragazze rappresentate nelle tombe di Tarquinia vestite con una minigonna retta da bretelle incrociate ed una torcia nelle mani. Ma ho l’impressione che quelle divinità, dai nostri padri etruschi, non fossero ritenute loro avverse ma che accompagnassero amichevolmente, nell’aldilà, l’uomo nel suo cammino per l’eternità. Per quale motivo l’uomo avrebbe dovuto affiancarsi divinità avverse? E se poi facessimo un pochino “mente locale”, l’odore di zolfo non giustificato, non è frequentemente da noi associato alla presenza di Satana? Cosa è cambiato allora in noi, nella nostra concezione dell’aldilà, dopo il declino del popolo etrusco? Forse soltanto il passaggio forzoso delle divinità dell’oltretomba nei ranghi delle divinità malvagie ed infernali.

….. Ci portiamo ora verso la mofeta che ovunque, tutt’intorno a se, ha sparso secolare cenere bianca di zolfo, proprio sotto due caverne preistoriche. Qui il solito scherzo dell’acqua bollente ed ormai quasi nessuno più ci casca, un po’ come la storia del Maone di Angelo. Poi la visita alla casa appenninica, per raggiungere, dopo un breve pendio il suggestivo cavone etrusco, che percorrerlo suscita impressioni difficilmente descrivibili. Già per alcuni, il tempo, il costo del carburante fin qui impiegati, risulteranno ben spesi. Ma non hanno fatto ancora i conti, questi trekkisti, con il fascino delle rovine di Monterano. Le suggestive case dirute, i resti del campanile della Cattedrale di S.Maria, le chiese di San Bonaventura e di San Rocco, il Convento di S. Bonaventura, l’acquedotto medievale a doppie arcate, altre anonime emergenze. E per finire il castello baronale degli Altieri con le sue due torri asimmetriche, la loggia a sei arcate e la sottostante Fontana del Leone. Una notevole statua del felino realizzata in pietra locale, rappresentato mentre colpisce le alte rocce con una zampata, facendo sgorgare uno zampillo d’acqua, che andava a formare una suggestiva cascata d’acqua sui tormentati massi giù nel basso, finendo entro una vasca semicircolare per l’uso potabile dei Monteranesi. Chiara è l’allegoria del leone con il signore, il principe del luogo, che probabilmente aveva finanziato l’opera, portando l’acqua sul colle da Monte Monastero, facendogli superare abilmente, con apposite arcate, vari dislivelli.

Dopo il frugale pranzo ed una lauta distribuzione di dolci e caffè, ripartiamo per il bel Fosso Rafanello, ingresso di ulteriori e future escursioni del Gruppo. Poi il rientro.

Vanì, 15-11-09


Can_Monterano_15Nv09-310.jpg
Can_Monterano_15Nv09-310
Can_Monterano_15Nv09-312.jpg
Can_Monterano_15Nv09-312
Can_Monterano_15Nv09-314.jpg
Can_Monterano_15Nv09-314
Can_Monterano_15Nv09-315.jpg
Can_Monterano_15Nv09-315
Can_Monterano_15Nv09-316.jpg
Can_Monterano_15Nv09-316
Can_Monterano_15Nv09-320.jpg
Can_Monterano_15Nv09-320
Can_Monterano_15Nv09-323.jpg
Can_Monterano_15Nv09-323
Can_Monterano_15Nv09-326.jpg
Can_Monterano_15Nv09-326
Can_Monterano_15Nv09-328.jpg
Can_Monterano_15Nv09-328
Can_Monterano_15Nv09-332.jpg
Can_Monterano_15Nv09-332
Can_Monterano_15Nv09-333.jpg
Can_Monterano_15Nv09-333
Can_Monterano_15Nv09-335.jpg
Can_Monterano_15Nv09-335
Can_Monterano_15Nv09-337.jpg
Can_Monterano_15Nv09-337
Can_Monterano_15Nv09-338.jpg
Can_Monterano_15Nv09-338
Can_Monterano_15Nv09-340.jpg
Can_Monterano_15Nv09-340
Can_Monterano_15Nv09-342.jpg
Can_Monterano_15Nv09-342
Can_Monterano_15Nv09-345.jpg
Can_Monterano_15Nv09-345
Can_Monterano_15Nv09-348.jpg
Can_Monterano_15Nv09-348
Can_Monterano_15Nv09-351.jpg
Can_Monterano_15Nv09-351
Can_Monterano_15Nv09-353.jpg
Can_Monterano_15Nv09-353
Can_Monterano_15Nv09-355.jpg
Can_Monterano_15Nv09-355
Can_Monterano_15Nv09-356.jpg
Can_Monterano_15Nv09-356
Can_Monterano_15Nv09-357.jpg
Can_Monterano_15Nv09-357
Can_Monterano_15Nv09-359.jpg
Can_Monterano_15Nv09-359
Can_Monterano_15Nv09-361.jpg
Can_Monterano_15Nv09-361
Can_Monterano_15Nv09-364.jpg
Can_Monterano_15Nv09-364
Can_Monterano_15Nv09-365.jpg
Can_Monterano_15Nv09-365
Can_Monterano_15Nv09-369.jpg
Can_Monterano_15Nv09-369
Can_Monterano_15Nv09-373.jpg
Can_Monterano_15Nv09-373
Can_Monterano_15Nv09-375.jpg
Can_Monterano_15Nv09-375
Can_Monterano_15Nv09-376.jpg
Can_Monterano_15Nv09-376
Can_Monterano_15Nv09-378.jpg
Can_Monterano_15Nv09-378
Can_Monterano_15Nv09-379.jpg
Can_Monterano_15Nv09-379
Can_Monterano_15Nv09-382.jpg
Can_Monterano_15Nv09-382
Can_Monterano_15Nv09-383.jpg
Can_Monterano_15Nv09-383
Can_Monterano_15Nv09-384.jpg
Can_Monterano_15Nv09-384
Can_Monterano_15Nv09-385.jpg
Can_Monterano_15Nv09-385
Can_Monterano_15Nv09-386.jpg
Can_Monterano_15Nv09-386
Can_Monterano_15Nv09-388.jpg
Can_Monterano_15Nv09-388
Can_Monterano_15Nv09-389.jpg
Can_Monterano_15Nv09-389
Can_Monterano_15Nv09-390.jpg
Can_Monterano_15Nv09-390
Can_Monterano_15Nv09-391.jpg
Can_Monterano_15Nv09-391
Can_Monterano_15Nv09-393.jpg
Can_Monterano_15Nv09-393
Can_Monterano_15Nv09-395.jpg
Can_Monterano_15Nv09-395
Can_Monterano_15Nv09-398.jpg
Can_Monterano_15Nv09-398
Can_Monterano_15Nv09-399.jpg
Can_Monterano_15Nv09-399
Can_Monterano_15Nv09-400.jpg
Can_Monterano_15Nv09-400
Can_Monterano_15Nv09-402.jpg
Can_Monterano_15Nv09-402
Can_Monterano_15Nv09-403.jpg
Can_Monterano_15Nv09-403
Can_Monterano_15Nv09-404.jpg
Can_Monterano_15Nv09-404
Can_Monterano_15Nv09-405.jpg
Can_Monterano_15Nv09-405
Can_Monterano_15Nv09-407.jpg
Can_Monterano_15Nv09-407
Can_Monterano_15Nv09-409.jpg
Can_Monterano_15Nv09-409
Can_Monterano_15Nv09-410.jpg
Can_Monterano_15Nv09-410
Can_Monterano_15Nv09-411.jpg
Can_Monterano_15Nv09-411
Can_Monterano_15Nv09-414.jpg
Can_Monterano_15Nv09-414
Can_Monterano_15Nv09-415.jpg
Can_Monterano_15Nv09-415
Can_Monterano_15Nv09-416.jpg
Can_Monterano_15Nv09-416
Can_Monterano_15Nv09-417.jpg
Can_Monterano_15Nv09-417
Can_Monterano_15Nv09-422.jpg
Can_Monterano_15Nv09-422
Can_Monterano_15Nv09-426.jpg
Can_Monterano_15Nv09-426
Can_Monterano_15Nv09-428.jpg
Can_Monterano_15Nv09-428
Can_Monterano_15Nv09-430.jpg
Can_Monterano_15Nv09-430
Can_Monterano_15Nv09-432.jpg
Can_Monterano_15Nv09-432
Can_Monterano_15Nv09-435.jpg
Can_Monterano_15Nv09-435
Can_Monterano_15Nv09-438.jpg
Can_Monterano_15Nv09-438
Can_Monterano_15Nv09-440.jpg
Can_Monterano_15Nv09-440
Can_Monterano_15Nv09-442.jpg
Can_Monterano_15Nv09-442
Can_Monterano_15Nv09-444.jpg
Can_Monterano_15Nv09-444
Can_Monterano_15Nv09-446.jpg
Can_Monterano_15Nv09-446
Can_Monterano_15Nv09-447.jpg
Can_Monterano_15Nv09-447
Can_Monterano_15Nv09-452.jpg
Can_Monterano_15Nv09-452
Can_Monterano_15Nv09-453.jpg
Can_Monterano_15Nv09-453
Can_Monterano_15Nv09-455.jpg
Can_Monterano_15Nv09-455
Can_Monterano_15Nv09-457.jpg
Can_Monterano_15Nv09-457
Can_Monterano_15Nv09-460.jpg
Can_Monterano_15Nv09-460
Can_Monterano_15Nv09-463.jpg
Can_Monterano_15Nv09-463
Can_Monterano_15Nv09-464.jpg
Can_Monterano_15Nv09-464
Can_Monterano_15Nv09-465.jpg
Can_Monterano_15Nv09-465
Can_Monterano_15Nv09-466.jpg
Can_Monterano_15Nv09-466
Can_Monterano_15Nv09-468.jpg
Can_Monterano_15Nv09-468
Can_Monterano_15Nv09-469.jpg
Can_Monterano_15Nv09-469
Can_Monterano_15Nv09-471.jpg
Can_Monterano_15Nv09-471
Can_Monterano_15Nv09-472.jpg
Can_Monterano_15Nv09-472
Can_Monterano_15Nv09-473.jpg
Can_Monterano_15Nv09-473
Can_Monterano_15Nv09-474.jpg
Can_Monterano_15Nv09-474
Can_Monterano_15Nv09-476.jpg
Can_Monterano_15Nv09-476
Can_Monterano_15Nv09-477.jpg
Can_Monterano_15Nv09-477
Can_Monterano_15Nv09-479.jpg
Can_Monterano_15Nv09-479
Can_Monterano_15Nv09-482.jpg
Can_Monterano_15Nv09-482
Can_Monterano_15Nv09-483.jpg
Can_Monterano_15Nv09-483
Can_Monterano_15Nv09-485.jpg
Can_Monterano_15Nv09-485
Can_Monterano_15Nv09-486.jpg
Can_Monterano_15Nv09-486
Can_Monterano_15Nv09-489.jpg
Can_Monterano_15Nv09-489
Can_Monterano_15Nv09-490.jpg
Can_Monterano_15Nv09-490
Can_Monterano_15Nv09-497.jpg
Can_Monterano_15Nv09-497
Can_Monterano_15Nv09-498.jpg
Can_Monterano_15Nv09-498
Can_Monterano_15Nv09-500.jpg
Can_Monterano_15Nv09-500
Photo by ACE - Published by ACE